Ma la Sicilia è davvero a rischio default
''Rischio Default'' è diventata la parola chiave delle ultime stagioni. Si usa a giorni alterni per mettere a fuoco sui media nazionali ed esteri le situazioni più variegate: Stati, multinazionali, enti locali in alcuni casi grandi come la regione Sicilia che rischiano il fallimento a scapito del sistema politico-economico generale che deve farsi carico delle debolezza altrui. Scagliare l’anatema del default contro una istituzione importante aiuta i media e il dibattito politico, 'polarizzandolo' in tempi in cui tutti appaiono indifferenti e votati alla sofferenza della gestione tecnica e parsimoniosa degli affari correnti.
Il governatore Lombardo all'atto d’accusa alla regione sicilia del premier Mario Monti di non potere più sostenere la spesa risponde che trattasi solo di ''temporanea mancanza di liquidità''. L'allarme bancarotta viene lanciato periodicamente alle regioni del sud, pronti i commissari, sotto accusa sempre la spesa sanitaria che nei casi più gravi sembra assorbire il 60-70% delle risorse pubbliche. Ieri dopo l'incontro tra il premier Monti e il presidente Lombardo - di cui si attendono le dimissioni - il governatore non solo respinge le accuse, ma critica il governo nazionale e annuncia un piano di trasferimenti per salvare la Sicilia.
In questa logica di contrapposizione, giocata sugli effetti emotivi delle notizie può essere interessante andare a guardare da vicino i bilanci delle regioni italiane, per capire se il caso sicilia è davvero unico e senza rimedi. L'inchiesta del Sole 24ore ''La disfatta delle regioni, Inchiesta sui bilanci delle autonomie'' presentava una buona analisi dei dati, centrando la questione principale dei 'debiti' che lo stato centrale deve alle regioni, in tutto 220 miliardi di euro nel 2012, una cifra che stante l' attuale condizione di liquidità delle casse nazionali le regioni non assorbiranno nel corso di quest' anno.
E’ vero che nelle regioni la Sanità riesce a prosciugare sino all’80 per cento dei fondi: 15 miliardi di euro in Campania, 11 nel Lazio, 8 in Piemonte, 5 in Sicilia. Per il Piemonte un indebitamento finanziario di oltre 11 miliardi, che grava sulle nuove generazioni almeno fino al 2028. Il Default rischia davvero di colpire la Campania, con una sanità dissanguata ed un mutuo di centinaia di milioni al mese per le aziende di trasporto. In cima nelle graduatoria delle situazioni più critiche, esaminando i dati del Sole 24 ore, non troviamo la sicilia e questo è davvero strano dopo 48 ore di titoli che tuonavano sul fardello italiano rappresentato dalla nostra regione.
In Piemonte la Sanità quindi assorbe 8,4 miliardi di spese correnti del bilancio totale di 9,3 miliardi, la Liguria rischia invece la bancarotta se continuerà ad assicurare i servizi pubblici essenziali (Sanità, Istruzione e Trasporti) con 13 milioni di euro in meno, al mese, nelle casse regionali. Dimenticando che nella maggior parte delle regioni non vi possono essere investimenti sull'occupazione e sullo sviluppo, né un piano ecosostenibile a medio termine di smaltimento rifiuti. Il Veneto, regione storicamente virtuosa, manca di programmazione sanitaria e di un piano di smaltimento dei rifiuti industriali. La stessa Toscana è stata bacchettata dalla Corte Dei Conti per la sovrabbondanza di spese sostenute nell’ ambito dell’ istruzione e della ricerca, con pacchetti di concorsi troppo ricchi e variegati.
Nelle nuove programmazioni regionali, in tutte le aree occorrerà fare bene, misurarsi con i bisogni della comunità, eliminare sprechi, consulenze e corruzione. Insomma, il default è parola-chiave che si gioca su piani simbolici e sostanziali, connotativa, con uno Stato però che non onora i debiti verso le regioni.