Pierluigi Bersani difende il Sistema sanitario nazionale
Si corre il rischio di far saltare il principio universalistico e di aprire alla privatizzazione (in versione integrale la lettera aperta del candidato a premier del centro sinistra)
In questa campagna elettorale si sono sentite promesse di vario genere, e perfino favole mirabolanti, ma poco si parla dei problemi concreti che incidono sulla vita dei cittadini. Tra questi c'è la tutela della salute, un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione. L'Italia ha garantito questo diritto attraverso il Sistema Sanitario Nazionale pubblico, finanziato con la fiscalità generale, e con l'organizzazione e l'impegno di migliaia e migliaia di operatori: medici, infermieri, tecnici, impiegati, volontari. Per questa ragione ho deciso di scrivervi personalmente, perché siete Voi, con il Vostro lavoro e spesso anche con il sacrificio personale a garantire un livello di erogazione di servizi e di prestazioni che, nonostante limiti e problemi, mantiene l'Italia in linea con i principali Paesi europei.
Il Sistema Sanitario Nazionale ha certamente molti difetti e non mancano inefficienze o sprechi. Vi sono differenze di qualità, efficienza e costi anche molto forti da Regione a Regione. Ma da più parti la crisi e le difficoltà che si riscontrano sono state utilizzate per affermare che un sistema sanitario pubblico non è più sostenibile, che non ce lo possiamo più permettere. E' un assunto che, sia pure con parole misurate, troviamo anche in molti programmi elettorali. Noi pensiamo che sia necessario combattere questa mistificazione. I dati dell'Ocse e di molte altre fonti, compresa la nostra Corte dei Conti, indicano che la spesa sanitaria italiana è inferiore a quella della Francia, della Germania, della Gran Bretagna. Anche là dove vi sono sistemi misti, cioè con un sistema privato, la spesa pubblica non è inferiore alla nostra. La crisi non può essere dunque un pretesto per far saltare il principio universalistico e aprire la strada ad un processo di privatizzazione che porterebbe ad un forte impoverimento del sistema pubblico e dei livelli di tutela della salute per una gran parte dei cittadini, soprattutto per i più deboli, avviando così un doppio registro per la tutela della salute. Per noi, di fronte alla malattia non c'è né povero né ricco. Certo, siamo in una situazione che mette in discussione la sostenibilità finanziaria del sistema. Ma i problemi non nascono dal fatto che il Servizio Sanitario Nazionale sia pubblico, universalistico e sostenuto dalla fiscalità generale. Le difficoltà sono il risultato di inadeguate scelte politiche e gestionali, nazionali e regionali. Le pesanti manovre di questi ultimi 3 anni (31 miliardi fino al 2015), a cominciare dai tagli lineari decisi dai governi senza un vero confronto con il settore, hanno determinato una frattura con l'intero mondo sanitario e con le Regioni, determinando un forte e diffuso malessere tra i cittadini e tra gli operatori. Pesa la riduzione delle risorse, l'incertezza, il timore di uno scivolamento graduale verso la privatizzazione del sistema. Non è stato possibile nemmeno rinnovare il Patto per la Salute. Il Pd punta a rilanciare la sanità pubblica salvaguardando il Fondo Sanitario Nazionale e promuovendo l'efficienza, l'efficacia e l'appropriatezza dei servizi sulla base dei più ampi processi di riorganizzazione e innovazione delle cure. A questo mirano le nostre proposte sulla riorganizzazione del settore, sul riordino ospedaliero; sulla rete territoriale e le cure primarie; sull'integrazione socio-sanitaria; sulla centralità dell'appropriatezza; sulla medicina difensiva e sulla prevenzione; sulla revisione del modello di governo della salute, con un ruolo più forte e unificante del Ministero della Salute; sulla necessità di una visibile operazione trasparenza per combattere abusi e malasanità e restituire credibilità al sistema. A questo mira anche il programma straordinario di investimenti per la qualificazione e la messa in sicurezza delle scuole e degli ospedali in tutta Italia, che abbiamo presentato in questi giorni e sul quale pensiamo di impegnare 7,5 miliardi di euro in tre anni.
La volontà di rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale è la condizione per riprendere il dialogo istituzionale, con operatori e cittadini, e per sottoscrivere un nuovo Patto per la Salute che affronti il riordino del servizio ospedaliero, il rilancio dei servizi territoriali, l'integrazione socio-sanitaria, la promozione della salute e la prevenzione. Il concorso degli operatori è fondamentale per portare avanti queste idee e questi propositi. Un processo di rilancio e di rinnovamento del sistema sanitario pubblico è assolutamente impensabile senza l'impegno responsabile e consapevole di chi ogni giorno lavora per garantire l'esigibilità del diritto alle cure di tutti i cittadini. Noi pensiamo che la valorizzazione delle professionalità sanitarie sia un fattore essenziale che va ben oltre gli illusionismi o le facili promesse. Ciò che intendiamo fare, se avremo la responsabilità di governare il Paese, è costruire un quadro di confronto e di coinvolgimento che permetta un effettivo rilancio del Sistema Sanitario Nazionale e ne faccia un'occasione di ricostruzione del rapporto di fiducia fra i cittadini, le istituzioni e il governo della cosa pubblica.
E' con questo spirito di collaborazione che ci rivolgiamo agli operatori del sistema salute e chiediamo il loro consenso, perché siamo convinti che un'Italia migliore può nascere soprattutto dall'impegno di chi conosce e opera quotidianamente sui bisogni primari dei cittadini. Per realizzare questo ultimo punto le “prestazioni rese dal SSN dovranno essere facilmente misurabili, in modo che ogni cittadino possa comprendere quali sono i suoi diritti ed essere in grado di esigerli”.