Direttori generali senza mission aziendale
I manager delle aziende campane sono stati bocciati n una indagine svolta su un campione di medici
Che il rapporto fiduciario con i manager della sanità in molte aree territoriali e settori della medicina fosse a rischio era negli umori dei camici bianchi. Un questionario somministrato a un gruppo di medici boccia ora sonoramente i manager della sanità della regione campania. Vengono giudicati poco affidabili non solo per competenza ma anche per onestà e cultura.
L'indagine è stata effettuata da Giovanni Gregorio, primario di cardiologia all'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, in collaborazione con il consiglio direttivo dell'Anmco Campania. In tutto trenta domande sul comportamento e le attività dei direttori generali somministrate ad un campione di 612 soggetti (di cui 210 medici e 402 infermieri), quasi tutti in servizio nel territorio campano, a margine dell'appuntamento annuale di aggiornamento sul tema Cuore che si è svolto a Paestum a fine ottobre.
Il punteggio di 30, pari alla promozione dei manager implicati non è stato mai raggiunto da nessuna delle aziende sanitarie della Campania. Il punteggio più alto è andato all'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino (21,5), per la altre aziende punteggi bassissimi, sotto il dieci; le punte più negative per l'Asl di Napoli (1,5) e l'Asl di Salerno (5).
Ma qual era l'oggetto delle domande? Dei manager si chiedeva di giudicarne onestà, preparazione culturale, preparazione professionale, capacità di comunicazione con gli operatori, capacità di portare avanti la mission aziendale. Una domanda a cui gli operatori hanno risposto in negativo riguarda le referenze politiche dei manager (se l'incarico è stato condizionato dalla sfera politica), tema di grande attualità.
Interessante l'opinione espressa dai camici bianchi sulla consistenza e sull'adeguatezza degli organici delle unità operative, sui tempi ragionevoli di sostituzione del personale carente, sulla qualità delle apparecchiature. In questi casi la risposta negativa ha raggiunto l'80% del campione. Per l'84,1% degli intervistati la propria azienda non rileva sistematicamente il grado di soddisfazione lavorativa del personale mentre ben l'85,8% sostiene che il risultato delle indagini sulla soddisfazione lavorativa del personale non viene inviato regolarmente. Lontani insomma da obiettive autovalutazioni e scollamento tra sfera manageriale e sfera operativa.
''L'identikit del manager che esce dall'indagine - dichiara Giovanni Gregorio - è quella di un soggetto con limitate capacità manageriali, senza una visione della missione sanitaria dell'azienda, incapace di stimolarne la crescita, non adatto a creare uno spirito di appartenenza e guidato nella scelta dei dirigenti più dall'appartenenza politica che dalla competenza. Così sempre più i direttori generali, salvo le dovute eccezioni, finiscono per essere i servi sciocchi di una classe politica, più attenta ai giochi di potere, agli intrallazzi e alle clientele che non alle esigenze della collettività''.