Test di ingresso alla Facoltà di Medicina: la parola alla Corte Costituzionale
Sull'accesso a numero chiuso alla Facoltà di Medicina si esprimerà la Corte Costituzionale. Il calendario dei test di ingresso viene però confermato e dal 4 settembre gli aspiranti studenti di medicina parteciperanno alle prove unificate di selezione, come previsto dal decreto ministeriale del 28 Giugno. Sono dodici i gruppi territoriali frutto dell' accorpamento degli atenei e dell' iniziativa che ha voluto porre una soluzione alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il sistema dei test di ingresso per tutte le facoltà, giudicato non meritocratico ma - come recita la sentenza - improntato piuttosto alla “casualità’.
Intanto l' Unione degli Universitari prosegue nell'azione di contestazione del numero chiuso che viene considerato anticostituzionale, anche nelle nuove modalità previste dal decreto che accorpa le università vicine, giudicate comunque inadeguate alla risoluzione dei criteri di accesso.
I criteri di selezione degli studenti che ogni anno vogliono intraprendere la professione medica da anni sono oggetto di discussione, sia sotto l’aspetto qualitativo dei misuratori delle attitudini, sia per i gran numeri in entrata. Per un verso importante per il sistema della formazione universitaria i test di sbarramento svolgono la funzione di calibrare le risorse strutturali sulle possibilità reali di inserimento professionale.
La sentenza della Corte Costituzionale ha formalizzato di conseguenza solo una criticità diffusa nel settore, di cui si discute tra tecnici e funzionari del ministero da almeno dieci anni. Il rapporto tra aspiranti e disponibilità effettiva è, sul territorio nazionale, di almeno uno a nove, con effetti di esclusione che non sono sempre calibrati sulle attitudini dei candidati. Nelle altre realtà europee, in particolare in Francia, dove il numero dei medici è pure programmato, si accede liberamente e la selezione si svolge a partire dal secondo anno, su basi di studio e di avanzamento, all'interno del percorso formativo. Ma prima di proporre soluzioni centrate sui test di ingresso occorrerebbe probabilmente rivedere tutto il sistema della formazione medica e sanitaria, che meriterebbe maggiore attenzione e investimenti.
Sull'annosa questione degli sbarramenti, Ignazio Marino, chirurgo e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, propone una soluzione definitiva che prevede l’istituzione di una graduatoria unica a livello nazionale, indipendente dalla sede in cui si sostiene il test. ''In questo modo – dichiara - si creerebbe una vera e propria classifica, con la possibilità per i candidati migliori di godere del vantaggio di scegliere a quale ateneo iscriversi, mentre coloro che hanno ottenuto un buon punteggio avrebbero comunque la garanzia di entrare a medicina.''
La condizione in cui si svolgono le diverse ipotesi si caratterizza però per la presenza numerosa della categoria professionale dei medici sul nostro territorio nazionale. In Italia nel decennio 2001-2010 si è registrato un ulteriore incremento del 15%, con 349 mila medici, a fronte dei 304 mila del 2000, con una densità di camici bianchi di 591 per ogni 100 mila abitanti, contro i 257 della Gran Bretagna, i 331 della Francia e i 356 della Germania. Il principio di una selezione su basi di conoscenze sembra condivisibile ma rimane la costante del difficile inserimento professionale. L'Enpam, l’ente previdenziale dei medici, stima che i pensionamenti previsti nei prossimi dieci anni dovrebbero bilanciare i numeri della professione, riequilibrandoli nell’ immediato futuro.