
SERGIO GARGANO, IL MEDICO CHE PORTA SALUTE TRA PALERMO E LA TANZANIA
Intervista
C’è chi esercita la medicina in uno studio e chi la porta ovunque sia necessaria. Sergio Gargano, medico di famiglia a Palermo come suo padre Pietro Giuseppe al quale si ispira, ha scelto entrambe le strade. Ha creato un ambulatorio per chi è ai margini del sistema sanitario, proseguendo l'esperienza del primo presidio siciliano dedicato ai migranti, nato presso la casa salesiana Santa Chiara a Palermo, dove ha mosso i primi passi come studente dell’ultimo anno di medicina.
Missionario laico in diversi Paesi africani, come il Burkina Faso, il Kenya e in ultimo la Tanzania, il suo impegno va ben oltre lo studio e il territorio locale. La medicina per lui non è solo una professione, ma un atto di servizio.
Fondatore dell'associazione AgisciPalermo, a Palermo offre cure gratuite a chi non può permettersi nemmeno una visita specialistica. Un punto di riferimento per chi vive nei quartieri popolari della città, tra Ballarò, Boccadifalco e Borgo Nuovo, e per i migranti che affollano il centro storico. Un servizio vitale per chi, a causa della povertà o dell'irregolarità burocratica, resta escluso dalla sanità pubblica. Da circa vent’anni ha offerto cure a diverse migliaia di persone, affiancando la professione medica quotidiana alle missioni sanitarie in Tanzania, portando assistenza là dove il diritto alla salute è ancora un privilegio.
Con la sua associazione ha costruito reti solidali, a Palermo e non solo (come la rete SaluTiAmo formata da decine di associazioni), aperto ambulatori e avviato progetti di sviluppo, dimostrando che la medicina può, e deve essere, molto più di un mestiere.
In questa intervista Gargano racconta come concilia il suo ruolo di medico di famiglia con la sua attività di volontariato.
L’equilibrio tra il lavoro di medico di famiglia e l’impegno missionario
"Conciliare non è semplice. Un medico di famiglia deve essere sempre presente per i propri pazienti, ma ho scelto di vivere la mia professione come un servizio, senza confini geografici. Non mi pesa sacrificare tempo e risorse perché credo profondamente nel valore di ciò che facciamo. A Palermo tutto è iniziato con le ronde notturne insieme al collega Francesco Russo. Visitavamo chi viveva per strada e offrivamo assistenza ai senzatetto e alle donne vittime di sfruttamento. Poi nel 2010, con i collaboratori storici, abbiamo deciso di strutturare questa esperienza e fondare AgisciPalermo. Da quel momento, il lavoro si è ampliato fino alla creazione dell’ambulatorio Ippocrate a Ballarò nel 2011 e della Casetta della Salute nel 2020.
In Tanzania l’impegno è altrettanto intenso. Ogni anno, quando riusciamo, partiamo con un team di medici e professionisti per portare cure e costruire nuove strutture. Sono già una dozzina le missioni realizzate. Insieme a noi non ci sono solo medici, ma anche muratori, falegnami, elettricisti, perché spesso oltre alle cure servono scuole, presidi medici e altre strutture che restino a disposizione della comunità anche dopo la nostra partenza".
L'ambulatorio Ippocrate e le difficoltà quotidiane
"Ippocrate è nato grazie alla preziosa collaborazione con la Caritas Diocesana di Palermo per offrire cure gratuite a chi non può accedere alla sanità pubblica. Curiamo migranti irregolari, persone senza fissa dimora, lavoratori precari senza medico di base. Non vogliamo sostituirci al servizio sanitario nazionale, ma intervenire laddove c’è un vuoto di assistenza.
Attualmente siamo una trentina di medici, tra specialisti e generalisti. Purtroppo alcune branche, come l’endocrinologia e l’odontoiatria, sono difficili da garantire perché richiedono attrezzature specifiche. Un dentista può visitare, ma non può effettuare interventi complessi senza gli strumenti adeguati. In questi casi, ci affidiamo alla rete di medici volontari che accolgono gratuitamente i pazienti nei loro studi privati. Uno dei problemi più grandi è la disponibilità dei farmaci. Il Banco farmaceutico nazionale è un partner fondamentale, ci aiuta a fornire ai pazienti le terapie necessarie senza costi in modo da intervenire direttamente e garantire continuità nelle cure".
Le missioni in Tanzania, i progetti realizzati e l'indipendenza economica
"Ogni missione nasce dall’analisi del territorio e dalle richieste della comunità locale. Spesso ci appoggiamo a istituzioni religiose, che ci segnalano le necessità più urgenti. A volte sono le stesse persone del posto a venire in Italia per raccontarci le loro esigenze e pianificare insieme gli interventi.
In Tanzania abbiamo costruito scuole, ambulatori, strutture sanitarie. Nell’ultima spedizione eravamo in 19, tra medici e specialisti, ma con noi c’erano anche muratori e falegnami per completare alcuni progetti edilizi. In ogni viaggio cerchiamo di lasciare qualcosa di concreto.
Finanziamo tutto grazie alle donazioni e al 5 per mille. Vogliamo che il nostro modello resti basato sul volontariato puro perché ci permette di lavorare senza vincoli burocratici, con la certezza che ogni risorsa vada direttamente ai progetti. Il circolo virtuoso che si è creato ci permette di sostenere le spese di gestione delle strutture sanitarie a Palermo, l’acquisto di medicinali e la realizzazione delle strutture nelle varie missioni".
Le sfide future per la medicina solidale
"A Palermo la sfida più grande è garantire la continuità del servizio. L’apertura di strutture come la Casa del Sole, che rafforzano la medicina di prossimità per i pazienti vulnerabili, è un passo importante; colma un gap e ci auguriamo che prosegua oltre la fase sperimentale. Noi continueremo a dedicarci all’accoglienza e alla cura, impegnandoci ad ampliare le specializzazioni e le attrezzature dell’ambulatorio Ippocrate e della Casetta della Salute, per offrire un servizio sempre più completo ed efficace.
In Tanzania invece la sfida è la sostenibilità a lungo termine: costruire una scuola è fondamentale, ma occorre garantirne il funzionamento. Per questo lavoriamo a collaborazioni più stabili con partner locali, affinché le strutture restino operative anche in nostra assenza".