MEDICI VOLONTARI IN AFRICA PER RIDARE UNA SPERANZA AI PIU' POVERI
Intervista al dottor Raffaele Vitale, medico volontario di Oltre il possibile onlus (OIP)
Occhi e cuore sugli ultimi perché troppo poveri per potersi curare. Il chirurgo plastico Raffaele Vitale, volontario di "Oltre il possibile onlus (OIP)" racconta la sua esperienza e i programmi futuri dell'equipe medica dell'associazione composta da chirurghi plastici, chirurghi generali, ginecologi, otorinolaringoiatri, oculisti e anestesisti.
Fondata a Palermo nel 2014 da un gruppo di medici (Grazia Alia, anestesista, Marcello Caruana, chirurgo, Ignazio Di Gangi, ginecologo, Luigi Di Salvo, farmacista, Alessandro Masellis, chirurgo plastico, Angela Scandurra, anestesista, Raffaele Vitale, chirurgo plastico), Oltre il possibile onlus è un'organizzazione internazionale che opera tra Asia e Africa grazie a medici volontari e sanitari, diventati in questi Paesi un punto di riferimento per i più indigenti.
Gli specialisti Roberto Barbiera, Aldo Chiappone, Ignazio Di Gangi, Massimo Lupo, Alessandro Masellis e Raffaele Vitale sono già pronti a ripartire il prossimo 19 aprile per assicurare salute a chi non ha i mezzi necessari per curarsi o essere operato. Destinazione: ospedale Giovanni Paolo II di Mahayanga (Madagascar).
Quante missioni avete compiuto?
Siamo già intervenuti in Kenia al North Kinangop Catholic Hospital, in Madagascar al Centre medico Social Ecar di Ihosy, in Somalia all'Aden Abdulle Hospital di Mogadiscio, e al St. Vincent De Paul's Shelter Clinic di Mymensingh, in Bangladesh.
Ad oggi siamo riusciti a ridare una speranza a più di 500 pazienti, organizzando le nostre missioni durante le ferie e concentrando il massimo degli interventi possibili con l'aiuto della presenza fissa di comunità religiose.
Da cosa è nato il vostro impegno?
Ci siamo cercati e riconosciuti. Tutti cerchiamo di 'imparare' la vita guardando il mondo con spirito critico. Oggi vogliamo offrire la nostra conoscenza là dove c'è bisogno e insegnare ciò che sappiamo fare meglio: curare per restituire una speranza a chi non ce l'ha solo perché nato povero. Tra pochi giorni, il 19 aprile torneremo in Madagascar. Questa volta, ci dedicheremo anche ai carcerati, che nessuno vuole né curare né operare.
Perché la scelta di questi Paesi?
Perché nelle loro strutture ospedaliere qualsiasi prestazione sanitaria, dagli esami clinici agli interventi, si deve pagare. Chi non può, rinuncia a qualsiasi cura. Una situazione drammatica, tanto che stiamo cercando di realizzare accordi con strutture ospedaliere in grado di garantire servizi sanitari accessibili a tutti, soprattutto ai bambini.
In questa direzione va il progetto di un ospedale in Madagascar, a Ihosy. A maggio saranno ultimati i lavori della seconda sala operatoria della struttura Mons. Luigi Dusio realizzata per iniziativa dei colleghi oculisti dell'"ETS Occhi sul Madagascar".
Per i molgasci più indigenti è davvero una grande conquista, che si aggiunge al letto operatorio e ad alcuni dispositivi indispensabili agli interventi che abbiamo potuto acquistare grazie alle donazioni e al 5x1000 di chi ci sostiene. Quest'anno l'ospedale avrà anche un neolaureato in anestesia del luogo, che abbiamo sostenuto negli studi. Negli ultimi due anni, i pazienti hanno potuto contare anche su una convenzione che abbiamo stipulato con la struttura ospedaliera e che speriamo di confermare. Questo ha permesso cure e interventi anche ai più poveri.
Per il futuro?
Vogliamo condividere la nostra esperienza con più colleghi possibile anche di altre specialità e contiamo di aumentare ogni anno il numero di missioni.
Più a lungo termine, il nostro desiderio è realizzare una comunità di medici locale autosufficiente dedicata solo a chi vive in gravissime condizioni di disagio sociale ed economico, capace di aggregarsi per migliorare le prospettive di salute delle nuove generazioni. Allo scopo, un aspetto fondamentale è migliorare la formazione del personale medico e paramedico nel campo della chirurgia, in particolare nella plastica ricostruttiva per il trattamento delle malformazioni congenite cranio-facciali (labiopalatoschisi) e delle ustioni dei bambini.
Su questo fronte, sigleremo protocolli operativi con le direzioni sanitarie degli ospedali interessati, anche di altri Paesi.