Cellule staminale: una lettera a Balduzzi dopo il caso della piccola Sofia
Un gruppo di ricercatori scrive al ministro e solleva la questione delle terapie compassionevoli
''Un governo non può autorizzare la somministrazione di terapie staminali improprie, la cui efficacia non è dimostrata''. Così si legge sulla lettera aperta dei ricercatori esperti sulle terapie con cellule staminali che è stata indirizzata ieri al ministro della Salute Renato Balduzzi. I ricercatori manifestano tutte le loro perplessità circa il metodo della Stamina Foundation. Tra i firmatari della lettera Paolo Bianco (Università Sapienza di Roma), Giulio Cossu ed Elena Cattaneo (Università di Milano), Silvio Garattini (Direttore dell’istituto Mario Negri), Amedeo Santosuosso (giudice della Corte d’Appello di Milano), Giovanni Boniolo (filosofo della scienza).
L'intervento dei ricercatori si è realizzato sulla scorta del caso della piccola Sofia, a cui il ministro ha assicurato un’altra infusione di staminali dopo la denuncia nel servizio de Le Iene e l’appello della mamma, Caterina Ceccuti. La polemica si è innescata anche sulla tipologia della terapia assicurata, solo un’infusione rispetto alle 5 previste.
La direzione generale degli Spedali di Brescia ha chiarito che ''Non è previsto il completamento della terapia, a meno di un’imposizione da parte delle autorità giuridiche o sanitarie nei confronti degli Spedali''.
Ma quali sono le perplessità espresse dai ricercatori? ''La comunità dei ricercatori e medici che lavora per sviluppare trattamenti sicuri ed efficaci contro gravi malattie comuni o rare - si gegge nella missiva a Balduzzi -, è perplessa di fronte alla decisione, sull’onda di un sollevamento emotivo, di autorizzare la somministrazione di cellule dette mesenchimali, anche se prodotte in sicurezza da laboratori specializzati. Non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate. Non esiste nessuna indicazione scientifica del presunto metodo originale secondo il quale le cellule sarebbero preparate. Ci sembra questo uno stravolgimento dei fondamenti scientifici e morali della medicina, che disconosce la dignità del dramma dei malati e dei loro familiari''.
''Non rientra tra i diritti dell’individuo - prosegue la lettera - decidere quali terapie debbano essere autorizzate dal governo, e messe in essere nelle strutture pubbliche o private. Non rientra tra i compiti del governo assicurare che ogni scelta individuale sia tradotta in scelte terapeutiche e misure organizzative delle strutture sanitarie. Non sono le campagne mediatiche lo strumento in base al quale adottare decisioni di carattere medico e sanitario. La neutralità intellettuale e morale scelta dal Ministero, rispetto al vero merito della questione sollevata, oggettivamente incoraggia e supporta pratiche commerciali che direttamente o indirettamente sottendono alla propaganda di terapie presunte''.