Nuovi orientamenti di ricerca al Meeting annuale dell'Alzheimer's Association di Vancouver
I disturbi del sonno e l'Alzheimer
Sappiamo da tempo quanto il sonno sia importante, sia in termini di qualità che di quantità di ore dedicate, per la protezione contro diverse malattie, alcune molto gravi e a carico del nostro sistema nervoso. La ricerca più recente ha preso in esame la possibilità che esista una correlazione tra la mancanza di sonno e la comparsa di demenza e del morbo di Alzheimer. Non ci sono ancora i termini scientifici per attestare una correlazione diretta, ma alcuni studi recentemente condotti nell'ambito della ricerca sull'Alzheimer stanno aprendo nuovi orientamenti interessanti, sia per questa patologia sia per gli studi sui disturbi del sonno in generale. La settimana scorsa, nell'occasione del Meeting annuale dell'Alzheimer's Association di Vancouver sono stati esposti i report di quattro studi, tutti concordi nel mostrare questa indiretta correlazione tra i problemi del sonno e la demenza o nei confronti di altre tipologie di declino cognitivo, soprattutto nelle persone anziane. Gli studi sono stati condotti dai ricercatori del Brigham and Women's Hospital di Boston negli Stati Uniti, dell'Università della California di San Francisco, della Washington University School of Medicine di St. Louis e in Francia.
Il primo studio sull'Alzheimer ha analizzato i dati relativi ad oltre 15mila donne dall'età compresa tra i 14 e i 50 anni. Tra queste un gruppo significativo di turniste che lavorano di notte con un ritmo sonno-veglia alterato, ha mostrato dei risultati mediamente più bassi rispetto a coloro che dormivano sette ore per notte, con un incremento dell'invecchiamento cognitivo, a parità di condizione anagrafica, pari a due anni. Lo stesso gruppo presentava un peggioramento delle funzioni cerebrali sul lungo periodo. Secondo la responsabile scientifica dello studio Elisabeth Devore potrebbe essere ''avanzata l'ipotesi che le variazioni estreme nella durata del sonno sono le peggiori per la funzione cognitiva perché disturbano il ritmo circadiano''. ''Penso – ha aggiunto la ricercatrice - che questo ci dia gli elementi per pensare a interventi basati sul ritmo circadiano e il sonno con un percorso atto ad affrontare le funzioni cognitive.''
Nelle altre ricerche sono maturati risultati analoghi, prendendo in considerazione altri aspetti del rapporto sonno-demenza: l'apnea del sonno, la sonnolenza eccessiva come sintomo- mascheramento del declino cognitivo e, in alcuni casi, la produzione da parte dell'organismo di amiloidi.