La Regione vara una legge sull'uso della cannabis a scopo terapeutico
Toscana
FIRENZE. La Toscana, prima regione in Italia, vara una legge che
facilita l'uso della cannabis a scopo terapeutico.
La scelta di utilizzare farmaci cannabinoidi o preparazioni
'magistrali' per curare malattie gravi e molto dolorose come, ad
esempio, la sclerosi multipla, anche grazie all'assunzione della
sostanza attraverso una semplice tisana, come sperimentato in
Puglia, finora è stata fatta in Italia da un numero limitato di
persone che si sono imbattute spesso in problemi burocratici e
tempi molto lunghi, quelli che la Toscana intende ora abbattere.
Il provvedimento è stato approvato dal Consiglio regionale
a maggioranza, con il voto contrario di Udc, parte del gruppo
misto, e del Pdl, ad eccezione del consigliere Marco Taradash
che ha votato a favore, e l'astensione della Lega Nord. L'atto
unifica due diverse proposte di legge e vede come primi
firmatari Enzo Brogi (Pd) e Monica Sgherri (capogruppo
Fds-Verdi).
Il voto scalda la polemica anche a livello nazionale: se per
il capogruppo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri la legge
toscana "é poco meno di carta straccia" che non troverà
"alcun tipo di seguito a livello nazionale", il segretario del
Prc Paolo Ferrero invita le altre regioni a seguire l'esempio
della Toscana. Per il segretario di Radicali italiani Mario
Staderini ed i senatori radicali Donatella Poretti e Marco
Perduca il provvedimento è "un atto di civilità" al quale
dovrebbe seguire la produzione del farmaco, magari investendo
sullo Stabilimento chimico farmaceutico militare che ha sede
proprio a Firenze.
Un decreto del 2007 dell'ex ministro della Salute Livia
Turco, è stato ricordato, rende possibile l'utilizzo dei
principi attivi della cannabis nella terapia farmacologica, ma
questi farmaci sono di difficile accesso per le procedure
burocratiche richieste e perché è necessario acquistarli
all'estero (in Olanda dove l'uso della cannabis a fini
terapeutici è generalizzato). Il provvedimento prevede la
somministrazione dei farmaci cannabinoidi presso le strutture
del servizio sanitario regionale, le Asl, e le strutture private
che erogano prestazioni in regime ospedaliero. Per garantire la
continuità terapeutica è previsto che il trattamento possa
proseguire anche a domicilio, dopo che il paziente viene
dimesso. I farmaci sono acquisiti attraverso le farmacie
ospedaliere, "nei limiti del budget aziendale", e tramite le
unità sanitarie locali.
Per Enzo Brogi (Pd) "é una legge di civiltà che cercherà
di agevolare un percorso burocratico". Oggi - spiega il
consigliere - ci cono un centinaio di pazienti in Italia che
fanno uso di questo tipo di farmaci mentre ce ne sono migliaia
che ricorrono all'autocoltivazione o al mercato illegale. "Per
accedere a questi farmaci servono 3-4 mesi nelle regioni più
virtuose, 7-9 in quelle meno. In Toscana - ha aggiunto -
consentiremo di avere una procedura più regolare e più snella
ma sempre sotto controllo del sistema sanitario". Secondo
Stefano Mugnai (Pdl) invece si tratta solo "di una legge
manifesto, un'iniziativa bandiera". Positivo al contrario il
commento del presidente della Regione Enrico Rossi secondo il
quale si tratta di un provvedimento "giusto". Grazie alla
normativa, spiega l'assessore alla sanità Daniela Scaramuccia,
si potrà anche "verificare meglio l'uso e monitorare
costantemente il fenomeno". L'utilizzo dei cannabinoidi per uso
terapeutico è già realtà in diversi paesi del mondo. In
California, ad esempio, di recente anche uno spot televisivo ha
spiegato gli aspetti positivi dell'uso in alcune malattie. A
Vancouver, in Canada, solo una decina di giorni fa si è tenuto
un megaraduno a favore della somministrazione gratuita di
cannabis terapeutica.
"L'utilizzo dei farmaci a base di Thc (il principio attivo della
cannabis)) è già autorizzato in Italia anche se questi medicinali
sono costosi, e se la Regione Toscana intende erogarli tramite il Ssn
é libera di farlo". Lo afferma Giovanni Serpelloni, capo del
Dipartimento nazionale politiche antidroga della Presidenza del
Consiglio.
"Vedremo cosa c'é nella legge - puntualizza - che
ancora non ho letto. In realtà i farmaci a base di Thc sono
già prescrivibili da anni, non è una novità. Se un paziente
ne ha bisogno e c'é uno specialista che certifica la diagnosi e
la necessità, l'asl che deve erogare questi farmaci li deve
ordinare all'estero e per farlo ha bisogno di un'autorizzazione
del ministero della salute. Il paziente li paga e può
utilizzarli".
Attenzione però, avverte il capo del Dpa, "a non fare
confusione, come qualcuno già sta facendo, tra farmaci a base
di Thc a uso medico e la cannabis e i suoi derivati che si
trovano sul mercato clandestino. Sono due cose diverse. Bisogna
evitare la demagogica interpretazione che dice: se è giusto
utilizzare questi farmaci vuol dire che si possono utilizzare
altri derivati della cannabis per uso voluttuario. Se ci sono
pazienti che traggono beneficio da questi farmaci, dati sotto
controllo e autorizzati, nessun problema. I diritti dei malati
ad avere terapie sicure, efficaci e disponibili vanno
rispettati" conclude Serpelloni.(ANSA).