Creata un'incubatriche che riproduce i suoi del grembo materno
Torino
TORINO. Un'incubatrice potrà restituire al neonato prematuro
lo stesso ambiente acustico presente nel grembo materno:
suoni, rumori e perfino le voci dei genitori potranno essere
ascoltate dal bimbo grazie a un macchinario innovativo che
sarà sperimentato dal prossimo autunno nel reparto di
Neonatologia dell'ospedale Sant'Anna di Torino.
Il prototipo della macchina, creata dal lavoro congiunto di
neonatologi, ingegneri del suono e fisici, è stato presentato
oggi nell'ambito del terzo Convegno internazionale di
Neonatologia Clinica, in corso fino al 26 maggio a Torino.
Il macchinario è adattabile a una normale incubatrice ed è in
grado di riprodurre i suoni così come vengono percepiti dal
feto nel grembo materno. «Il bambino prematuro - spiega il
dottor Daniele Farina, direttore del reparto di Neonatologia del
Sant'Anna - perde bruscamente il proprio ambiente: non solo
l'alimentazione e il calore, ma anche l'ambiente sonoro.
Obiettivo del nostro progetto - aggiunge - è riprodurre i suoni
in incubatrice, cos? come il bambino nato pretermine li ha
sentiti nel corso della gravidanza».
Il suono, prodotto da membrane, viene portato nell'incubatrice
attraverso un tubo e senza l'utlizzo di fonti sonore classiche,
per preservare l'ambiente interno dell'incubatrice stessa.
La sperimentazione, che dovrà dimostrare i benefici per il
bambino prematuro, partirà dal prossimo autunno grazie a fondi
reperiti dalla Fondazione Crescere insieme al Sant'Anna.
«Abbiamo maturato le competenze adeguate - spiega Paolo Manzoni,
dirigente medico della Divisione di Neonatologia dell'ospedale -
per condurre uno studio che dovrà dimostrare che l'apparecchio
è sicuro, utile e porta vantaggi al bambino, misurabili secondo
criteri scientifici». Lo studio durerà un anno coinvolgendo 100
neonati. «Prevediamo la creazione di una decina di altri
prototipi, per realizzare la sperimentazione in diversi reparti
di Neonatologia in Italia», aggiunge Paolo Manzoni.
Il prototipo è stato realizzato dalla ditta ICOS di Pinerolo,
grazie a un progetto cofinanziato da Regione Piemonte con fondi
europei.