Sono il tipo di fibre e non la quantità a favorire mutamenti nell'intestino che proteggono dal cancro
Alimentazione
SYDNEY. Una dieta a basso contenuto di fibre é da tempo collegata
a più alti tassi di cancro all'intestino, ma non era finora
chiaro perché l'incidenza del male continui ad aumentare anche
in popolazioni come quella australiana, che consumano un'alta
quantità di fibre alimentari. Una nuova ricerca australiana
conferma che è il tipo di fibre e non la quantità a favorire
mutamenti nell'intestino che proteggono dal cancro.
Secondo gli studiosi dell'Ente nazionale di ricerca Csiro, la
risposta è nell'amido resistente, quella frazione dell' amido
che resiste al processo di digestione da parte degli enzimi
dell'intestino tenue e raggiunge quindi l'intestino crasso, dove
il cancro si forma. Lì l'amido fermenta e produce composti
protettivi detti grassi acidi a catena corta, favorisce il lento
assorbimento dei carboidrati e riduce il picco glicemico. E
arreca beneficio grazie alla stimolazione selettiva di batteri
presenti nel tratto intestinale, permettendo di riequilibrare la
flora batterica.
Lo studio, pubblicato nel Journal of Nutrition, ha dimostrato
che i topi di laboratorio alimentati con una dieta ad alto
contenuto di amido resistente non solo lo tolleravano bene, ma
aumentavano la produzione di acidi grassi a catena corta
nell'intestino crasso. L'amido resistente si trova nel mais, in
alcuni cereali integrali, in legumi, lenticchie e nelle banane
non mature. E' tuttavia difficile consumare la dose quotidiana
di 20 grammi di amido resistente, che equivale a mangiare tre
porzioni di lenticchie, scrive l'autore della ricerca Trevor
Lockett, specialista di cancro colorettale.
Il Csiro ha già sviluppato con successo orzo con alti
livelli di amido resistente e nella prossima fase intende fare
altrettanto con il frumento, un cereale di più alto consumo,
con l'obiettivo di utilizzarlo nel pane, nella pasta e nei
cereali da colazione. Con un 80% di casi di cancro intestinale
non riconducibili a cause genetiche, la dieta resta la chiave
per prevenire la malattia, sottolinea Lockett.